Alessandro Fergola
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Intorno ad alcune delle cose dette e scritte sull'arte figurativa

di Alessandro Fergola

2003

 

Intorno ad alcune delle cose dette e scritte sull'arte figurativa

 

L'arte figurativa è un linguaggio di segni, campiture, colori (usa materiali e oggetti varii con l'ausilio dl strumenti disparati) ed è un linguaggio che non può essere altro se non figurativo; i segni le campiture i colori sono gli elementi del mondo della percezione visiva e il loro utilizzo non può affrancarsi dalla figurazione, il risultato è sempre necessariamente figurativo, intendendo figurativo nel significato più ampio; figura di uomo, figura di albero, figura dl roccia, figura astratta, figura informale.

Dell'arte figurativa si può certo dire ed essere d'accordo che è un prodotto della manualità dell'uomo destinato alla percezione visiva e

- che è soggetto, nell'essere eseguito, allo stato intellettivo ed emozionale, più o meno consclo, dì chi lo esegue
- che è soggetto, nell'essere percepito, allo stato intellettivo ed emozionale, píù o
meno conscio, di chi lo guarda

 


Ciò che si è detto e si è scritto sull'arte, in particolare sull'arte figurativa, può essere raggruppato come segue:
1. Componimenti in poesia e letteratura che hanno avuto come motivo ispiratore opere d'arte figurative

2 Speculazioni filosofiche sull'arte in generale e quindi anche sull'arte figurativa

3 letture critiche, descrizioni, valutazioni e giudizi sull'arte figurativa (storia e critica dell'arte)

 

1. I componimenti in poesia e letteratura che hanno avuto come motivo ispiratore opere d'arte figurativa sono opere che poco o nulla hanno ache vedere con l'opera figurativa in sè ma restano valide ed autonome opere di ispirazione e creatività.

Valga per tutte una citazione di Rafael Alberti:

                         "il mare vomita un'alga verde e fosca
                          che, carne espande, innonda,
                           scambiandola per spiaggia, l'oscura luce che ispira Tintoretto"
(da "Alla pintura. Poema del color y la linea"  di Rafael Aiberti in p. 178 "Tintoretto observed", A.L. Lepschy, Ed. Longo, Ravenna 1983)


2. Le speculazioni filosofiche, psicologiche, sociologiche, affrontano i problemi dell'arte in varii contesti, ne prospettano soluzioni, ne articolano la conoscenza su un piano teoretico, hanno poco o nulla a che vedere con l'opera figurativa in sé, ma restano rigorose e autonome elaborazioni del pensiero

 

"...Da sempre l'opera d'arte reclama la sua coretta collocazione nella struttura triangolare della fruizione: la realtà interiore del vissuto che muove a <fare l'immagine>; l'opera e la sua autonomia, la fruizione, ovvero l'esperienza di un incontro fra le inclinazioni personali di chi guarda e la realtà oggettiva dell'opera.

Dal punto di vista della critica, occorrerà forse ribadire una regola ormai annosa ma ancora utilissima: il giudizio non è una affermazione dogmatica (questo è bello, questo è brutto) ma il racconto di una esperienza interpretativa compiuta ..." (p.23 Figure dell'anima, a cura di B. Tosatti, Ed. Mazzotta, Mi 1997)

 

Nelle riflessioni critiche e nelle analisi filosofiche su questi processi e prodotti di arte figurativa vi è tale abbondanza di variabili e rlccheza di problemi, a seconda che si ponga l'arte a raffronto di vari contesti, che le soluzioni le considerazioni le proposte sono davvero innumerevoli, più o meno condivisibili come parte di un tutto o nel loro complesso, ma sempre contingenti e relative nel tempo; sono comunque sempre di ausilio, sia nell'approfondire che nell'articolare la conoscenza e la percezione, un esercizio utile per la "conoscenza" in generale non necessariamente di quell'opera in particolare. Le teorie estetiche vanno quindi considerate in riferimento ai problemi di cui appaiono essere la soluzione e  questi problemi sono tre:
1) Il rapporto tra l'arte e la natura, da cui segue:
                                                                  a) l'arte come imitazione

                                                                  b) l'arte come creazione
                                                                  c) l'arte come costruzione
2) lI rapporto tra l'arte e l'uomo, da cui segue:
                                                                  a) l'arte come conoscenza
                                                                  b) l'arte come pratica
                                                                  c) l'arte come sensibilità
3) il compito dell'arte:
                                                                  a) l'arte, come educazione
                                                                  b) l'arte come espressione


Tra le varie concezioni fondamentali dell'arte, e quindi anche dell'arte figurativa, solo un breve accenno a quella che certamente pone l'arte al livello più elevato: quella che considera l'arte come conoscenza nel problema fondamentale del rapporto tra l'arte e l'uomo. 

("... Aristotele.... osserva che l'arte ha origine da quella tendenza all'imitazione che è un aspetto del desiderio del conoscere (Poet., IV, 1448 b5), ...... Ma fu soprattutto il Romanticismo a insistere sul valore conoscitivo dell'arte, scorgendo in essa addirittura con Scheiling, <l'organo generale della filosofia> in quanto l'arte fa cogliere quell' <Identità dell'attività cosciente e dell 'inconscia'> .... Hegel...ne riconfermava il valore teoretico attribuendola alla sfera di quello <Spirito assoluto> che è la più alta conoscenza ( o <autocoscienza>)...Croce..ha sempre insistito sulla tesi che l'arte è <una teoresi, un conoscere> ... la stessa dottrina bergsoniana dell'arte...riduce l'arte all'<intuizione> che è l'organo della conoscenza filosofica. Infine quell'indirizzo dl critica delle arti figurative che è stato chiamato della ‹visibilità pura> perché vede nelle forme e nei gradi dl quelle arti forme e gradi del vedere ha condiviso talora questa nozione dell'arte come conoscenza. Così ha detto, ad es., K. Fiedler: < Solo verità e conoscenza appaiono l'unica occupazione degna dell'uomo e se si vuole assegnare all'arte un posto fra le più alte tendenze dello spirito occorre indicarle come fine solo lo slancio alla verità, la spinta al conoscere>......( p. 345 "Diizjonario di filosofia", Nicola Abbagnano, Ed. U.T.ET., TO 1964))

 

3) le letture critiche dell’arte figurativa col fine di descriverla, di raccontarla, di valutarla, di giudicarla ( storia e critica dell'arte) sono un ibrido di letteratura e di filosofia: se da un lato la descrizione letteraria dell'opera figurativa è nel migliore dei casi una licenza incompleta o estranea, nel peggiore una licenza fuorviante e controproducente, d'altro lato la riflessione filosofica è troppo spesso rozza, approssimata e imprecisa.
Il critico e spesso lo stesso artista hanno la velleità di fare il poeta e il filosofo. La descrizione dell'opera da parte di un critico sempre non è poesia e non può essere una valida e corretta trasposizione dell'opera figurativa nel linguaggio della parola.

“con una riduzione degli accordi cromatici a sinfonie parche e basse di toni profondi che si accordassero con gli intenti di un partito luminoso forte e deciso, il quale a sua volta rialzasse e sorreggesse la forma imprimendole con la sua violenza una semplificazione in senso di piani o di eminenze essenziali. (p.101,"Breve ma veridica storia della pittura italiana", Roberto Longhi (1914),Ed. Biblioteca Universale Rizzoli, Mi 1999)

“...da qualsiasi punto la si guardi...conserva la sua compattezza scultorea, la sua rotondità e la sua libertà plastica. Movimento e contromovimento, cavità e rigonfiamenti, rotondità, contrazioni e dilatazioni si alternano in un incessante mutamento. La dinamica di questi corpi stupendi è di natura fisica, la forza e gli stimoli spirituali ne sono quasi soffocati." ( p. 210"Piccola storia dell'arte", Fritz Baumgart, Ed. Mondadori, Mi 1990)

è evidente che non può' esservi corrispondenza biunivoca: se si tolgono i riferimenti è impossibile individuare l’opera o l'artista.
Bisogna tuttavia riconoscere che le parole pur fumose e vaghe possono aiutare chi dai segni e dai colori non riceve alcuna emozione.

La considerazione per l'arte e l'attenzione della critica all'arte figurativa hanno avuto fortuna alterna nei secoli:

"…Né gli artisti del periodo classico (mondo antico) né le loro opere sono menzionati nella letteratura contemporanea. Erodoto e Tucidide descrivono le materie preziose, ma non le opere che esse abbellivano. Pindaro esalta gli atleti vittoriosi, ma non i monumenti eretti a perpetuarne la fama. Aristofane nomina cittadini dl ogni categoria…ma non fa mai parola degli artisti...Ancora tre secoli dopo Platone, Seneca ...rifiuta esplicitamente di comprendere pittura e scultura nel novero delle arti liberali...(p.11," Nati sotto Saturno", Rudolf e Margot Wittkower, Ed. Einaudi, To 1996)...I pittori che nel Medioevo avevano alla corte francese rango di poco superiore ai servitori e agli sguatteri, nel cinquecento non erano arrivati più su della qualifica di varlets de chambre...Ancora a metà del Settecento Diderot notava che solo ai giovani di umile origine era consentito di dedicarsi all'arte.....Nelle memorie dell'Ottocento ci s'imbatte spesso nella tendenza a considerare l'arte come un'occupazione poco onorevole..(ibidem)

Ma mai lo sviluppo della considerazione per l’arte e dell'attenzione della critica all'arte figurativa è stato così grande, così profondo e così esteso come nell’ultimo secolo. L'evoluzione eccezionale dell'arte figurativa ( le provocazioni, le giustificazioni cui sembra essere così profondamente legata nell'uso della parola grazie proprio alla speculazione critica ) è radicata nello sviluppo e nel dominio della critica su chi ha fatto e su chi fa arte figurativa e nell'uso della critica o meglio nelle riflessioni dl coloro che hanno fatto e fanno arte figurativa. ( l'arte figurativa sembra essere diventata un ibrido di linguaggi diversi: linguaggio di segni+ linguaggio di parole+ linguaggio di rumori...). La quantità di manifesti
giustificativi e programmatici e di scritti sull'arte e sugli artisti è enorme, difficilmente un artista oggi non sente la necessità di giustificare la propria opera innanzitutto a parole:

 

"... Il materialismo stabilito in tutte le coscienze esige un'arte lontana dalla rappresentazione che oggi costituirebbe una farsa. Gli uomini...sono rimasti insensibili alla rappresentazione delle forme conosciute…E' necessaria la superazione della pittura, della scultura, della poesia. Si esige ora un'arte basata sulla necessità di questa visione...."(Manifesto tecnico dello spazialismo di Lucio Fontana) (p. 195 "Ultime tendenze nell'arte d'oggi")

"... bisogna riconoscere a Mathieu il merito di avere avuto, prima di molti altri, una visione limpida di quello verso cui tendeva una buona parte della pittura di quegli anni e di esserne divenuto il banditore attraverso delle conferenze e degli scritti la cui chiarezza è insolita in un pittore...(p.27 "Ultime tendenze nell'arte d'oggi", Gillo Dorfles, Ed. Feltrinelli, Mi 1999)

"...<informale> significa appunto contrario ad ogni forma, opposto diogni volontà formativa, ribellione ad ogni precostituita e razionale strutturazione.......<informale>...quelle forme di astrattismo dove non solo manchi ogni volontà e ogni tentativo di figurazione ma manchi anche ogni volontà segnica e semantica" (p.44 "Ultime tendenze dell'arte d'oggi")

In conclusione, senza togliere interesse e validità agli esperimenti, anche i più dissacranti, dell'arte figurativa di oggi con la ricerca del nuovo del diverso del provocatorio, ritengo sempre di interesse e valida la pittura fatta di piani soggetti e colore nel senso tradizionale, con un suo spazio di ricerca per nulla esaurito.
La pittura così intesa è un mezzo elementare di tutto rispetto e potenzialmente ricchissimo per la cui esecuzione le indicazioni del Paggi (Giovanni Battista Paggi 1524-1627, pittore barocco genovese) sono illuminanti anche se vanno intese nei limiti della cultura del suo tempo:

"Le opinioni del Paggi sono conservate nelle lettere scritte al fratello da Firenze, e in un raro opuscolo (<la tavola del Paggi>) scritto posteriormente e pubblicato nel 1607 col titolo Diffinizione ossia divisione della pittura...egli afferma fra l'altro che <questa arte si può imparare benissimo senza maestro, consistendo il suo studio prima sulla teorica la quale per la più parte deriva dalla matematica, dalla geometria, dall'aritmetica, dalla filosofia, e da altre nobilissime discipline, le quali su' i libri s'apprendono>." (p.19"Nati sotto Saturno"..)

esse sottolineano come la conoscenza e la cultura siano essenziali e aggiungerei, estrapolandone il significato, come solo la chiarezza intellettiva, il sapere creativo, l’attenzione alle cose, alle relazioni in tutto il campo dello scibile aprano la mente e ci arricchiscano formando il terreno fertile per tutte le nostre azioni.

"..;Il resto, secondo lui (Il Paggi), non è che osservazione e pratica." ( p. 20 "Nati sotto Saturno").

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